qualche sigaretta ogni tanto (ma qui и proibito). - Carlo  si  starebbe  per 
laureare (se и vero quel che si dice). - lo (se fossi stato  al  tuo  posto) 
non gli avrei dato retta. - Sarebbe venuto allй cinque (mancano  ancora  due 
ore //oppure: ormai и mutile aspettarlo). - Sarei  partito  ieri  //  domani 
(ma non ho trovato posto in aereo). 
      Sia  al  prйsente  che  al  passato,  il  condizionale  puт  esprimere 
l'atteggiamento   di   prudente   presa   di   distanza   (condizionale   di 
distanziamento) di chi narra  fatti  e  fa  anche  intendere  di  non  avere 
diretta o comunque piena conoscenza;  o  magari  di  non  volere  essere  in 
nessun modo coinvolto. E' questa  la  tipica  modalitа  di  chi,  anche  per 
professione, come il giornalista, и costretto a interessarsi di  vicende  di 
particolare delicatezza e responsabilitа: 
      - Carlo Rossi sarebbe stato messo in prigione. (come a dire: se и vera 
la notizia che ho sentito, Carlo Rossi...) 
      - Seconde  l'accusa  (...)  la  maggior  parte  delle  apparecchiature 
sarebbero state residuati di guerra (...). (in 'La nazione', 5-9-1976). 
      - Ayrton Senna sembrerebbe escluso dal prossimo campionato  (...).  II 
condizionale и d'obbligo perchй in realta la attuale azione potrebbe  ancora 
mutare (...). (C. Marincovich, in la 'Repubblica' [sport],  11-2-1992)  (qui 
l'autore  stesso,  giustifica  l'uso  del  condizionale  come   segnale   di 
opportune atteggiamento prudenziale). 
      L'idea di intenzionalitа,  di  disponibilitа  legata  al  condizionale 
consente che il tempo passato serva a esprimere il rapporte di  posterioritа 
dei fatti narrati rispetto a un punto di riferimento collocato  nel  passato 
(futuro del [nel] passato): 
      - (Carlo dice  che  finirа  entro  un'ora  [=  che  ha  intenzione  di 
finire...]) -«Carlo disse che avrebbe finito  entro  un'ora.  (=  che  aveva 
intenzione di finire...) 
      - Certe volte (...) ho pensato che Sciarmano  sia  stato  il  primo  a 
sapere che io sarei nata (...). (M. Di Lascia, Passaggio in ombra'). 
      - (...), mi dicevo che presto Io avrei riavuto tutto per me (...). (M. 
Di Lascia, cit.). 
      In questi casi, specie (ma non solo)  nei  registri  linguistici  meno 
sorvegliati, si puo usare, in alternativa, L’indicativo imperfetto : 
      - Carlo disse che finiva (= avrebbe finito) entro un'ora. 
      Nel seguente esempio, per il futuro nel passato,  si  noti  l'uso  del 
condizionale passato  e  dell'imperfetto  nei  due  segmenti  di  una  frase 
temporale scissa per enfasi: 
      - (...) a quel punto gli chiedeva quando sarebbe stato che la mamma la 
mandava a conoscere la nipote. (M. Di Lascia, cit.) 
      Per la stessa idea di  intenzionalitа,  il  condizionale  passato  puo 
anche esprimere fatti desiderati o progettati per il reale 
futuro ma dei quali giа nel prйsente si conosce la irrealizzabilitа essendo 
nota lacondizione impediente. Ne risulta dunque un periodo ipotetico dйlla 
irrealtа che ha l'apodosi collocata nel passato: 
      - So che domani vai a Roma. Ci sarei venuto anch'io,  ma  ho  da  fare 
(oppure: se non avessi da fare). 
      - Una  volta  nella  nostra  cappella  tenevano  messe  anche  per  il 
pubblico. Quest'anno  no.  Saresti  venuto,  vero?  (G.  Arpino,  'La  suora 
giovane'). 
      Anche in questi casi и  possibile  l'uso  alternativo  dell'indicativo 
imperfetto : 
      - A Roma domani ci venivo anch'io se non avessi da fare(Moravia). 
E' forse utile tornare a riflettere un po' su quel gйnиre particolare di 
condizionamenti  come "suggeriti da opportunitа o nйcessita di adattamento 
comportamentale a specifici aspetti situazionali", che, pur non 
esplicitati, ciascuno di noi intuisce, avere, cogliere, e in base ai quali 
(riluttante o no) regola il proprio modo di comportarsi. Tali aspetti 
variano col variare a) delle situazioni (piщ formali, meno formali, non 
formali), b) della funzione comunicativa (narrativa, espressiva, conativa, 
imperativa ...) o c) (forse piщ spesso) degli interlocutori (e in base al 
loro ruolo sociale, all'etа, al sesso, al loro contingente stato urnorale, 
allй loro azioni e reazioni). Sono tipi vari di condizionamenti che, 
dettati in gйnиre dal desiderio o comunque dalla nйcessita di stabilire 
armonia di rapporti, non solo comunicativi, determinano le nostre scelte (o 
stratйgie) di comportamento, e dunque anche linguistiche. 
      E' cosi che si puт spiegare, ad esempio, una frase  come  la  seguente 
formulata da chi desiderasse far  conoscere  la  propria  casa  a  qualcuno: 
"Questa sarebbe la mia casa". Come 'sarebbe'? E' o non и? E',  naturalmente, 
ma  rapporte  di  cortesia   suggerisce   che   la   brusca   referenzialitа 
dell'indicativo  si  attenui  nel  senso  di  conciliante   garbatezza   del 
condizionale. Mediante il quale il  parlante  sembra  quasi  subordinare  la 
vйritа  di  quanto  afferma  al   punto   di   vista,   all'approvazione   o 
disapprovazione del suo interlocutore: che  rappresenta  un  condizionamento 
non trascurabile. 
  Situazioni comunicative analoghe, soprattutto parlate, ricorrono con 
  assoluta quotidianitа. E il condizionale vi appare lo strumento 
  pragmatico , tipico di un rapporte che predilige i modi dйlla conciliante 
  offerta o richiesta di disponibilitа, della garbata proposta, dйlla 
  discreta esitazione, dйlla valutazione rispettosa e misurata, dйlla 
  distaccata ironia, della domanda aperta e possibilista. 
      Le espressioni qui di seguito proposte come esempio  potrebbero  avиre 
la condizione o il condizionamento espressi  o  sottintesi  (come  suggeriti 
dalla situazione in se). Noi abbiamo  preferito  questa  seconda  soluzione, 
ritenendola la  piщ  ricorrente  nella  realtа  comunicativa.  In  parentesi 
accenneremo comunque a qualche esempio,  e  non  sempre  con  l'esplicitante 
'se'. Non di rado  verra  fatto  di  notare  che  i  significati  potrebbero 
variare col variare del tipo di situazione: 
      • semplice potenzialitа nel prйsente  o  nel  passato:  In  casi  come 
questo, qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato) di tradimento. 
      • aperta offerta di disponibilitа: Pagherei chissа che per un bicchier 
d'acqua. (Ma ho paura che sarа difficile averlo) Qui il  passato  suonerebbe 
come un rammarico: Avrei pagato chissа che (...). 
      • richiesta gentile (con verbo  di  'volontа'):  Vorrei  un  caffe.  - 
Preferirei rimanere sola. (Se non vi dispiace) 
      In casi come questo, soprattutto con i verbi 'volere' e  'desiderare', 
il richiedente potrebbe anche usare l'imperfetto attenuativo' .  E  cio,  in 
particolare, come risposta a una  richiesta  fatta  con  l'imperfetto  della 
medesima modalitа da parte dell'interlocutore;  il  quale,  per  altro,  non 
potrebbe usare il condizionale, che (si  veda  piщ  sotto)  suonerebbe  come 
provocazione:  "Che  desidera   (voleva,   desiderava)"   "Volevo   (vorrei, 
desideravo), un caffe." 
    Qui il passato suonerebbe come rinuncia o rimprovero: Avrei voluto un 
                                    caffe 
      (esempio: ma ho fatto bene a non.../ ma tu...) 
      • richiesta resa piщ conciliante e gentile dalla forma  interrogativa: 
Mi daresti (potrei avиre) un bicchier d'acqua? 
      Qui il passato suonerebbe come richiesta di informazione. 
      • gentile invito, e rifiuto gentilmente esitante: "Ci verresti (vieni) 
al cinйma con noi?" "Ma io, veramente, avrei da studiare." 
      Qui il passato suonerebbe come gentile richiesta di  informazione  con 
relativa gentile risposta. 
      • manifestazione di un desiderio (che potrebbe  anche  nascondere  una 
richiesta): Verrai (tanto) volentieri a Roma con  te.  (Se  non  temessi  di 
disturbarti) -Adesso si che mi fumerei una bella sigaretta!  (Non  hai  mica 
da offrirmela?) 
      • domanda per conforma: Sarebbe quello tuo genero? - Questo sarebbe il 
libro di cui mi parlavi? (Se non mi sbaglio questo potrebbe essere...) 
      Talvolta  anche  con  qualche  moto  di  meraviglia  o  incrйdulitа  o 
ammirazione o invidia: Sarebbe questa la tua  Lucia?  -  Quel  piccolino  li 
parlerebbe giа cinque lingue? 
      • presentazione di qualcuno o qualcosa in  tono  discreto  e  sommesso 
(usando 'essere'): Questa sarebbe la mia  biblioteca.  (Anche  se  piuttosto 
modesta) 
• sommesso intervento del parlante (per consiglio, proposta o altro 
gentilmente sollecitato dall'interlocutore), anche introdotto da un verbo 
corrispondente: Oddio, io qualcosa in testa ce l'avrei pure. (N. Boni, in 
'La stampa', 8-8-1988) - "Tu che dici (pensi, consigli, suggerisci // 
diresti, penseresti, consiglieresti, suggeriresti) di fare stasera?" "Io 
direi (penserei, consiglierei, suggerirei) di fare una partitina a poker". 
(Se posso, io direi...). 
      Qui il passato suonerebbe come  ripensamento  su  qualcosa  che  forse 
avrebbe potuto o dovuto essere fatto. 
• opinione in tono attenuate (di chi, spesso anche il verbo 'dovere', 
mostra molta fiducia sulla probabilitа di realizzazione): 
      Una soluzione salomonica  che  dovrebbe  mettere  a  tacere  tutte  le 
polemiche (...). (in 'il Giornale', 27-10-1995) 
      • opinione garbatamente a contrario: "Gli scalatori di  alta  montagna 
sono degli sconsiderati perchй mettono a  repentaglio  la  loro  vita.  Lei, 
dottore, che ne  pensa?"  "Ma  io,  veramente,  non  sarei  cosi  severo  in 
proposito." 
      • presa di distanza ironicamente tagliente in  forma  di  domanda:  Un 
ipotetico professore a un ipotetico interrogato: "E  tu  avresti  studiato?" 
(come a dire: "Checchй tu insista a dire, non hai studiato proprio.")  -  "E 
quello sarebbe un  bravo  medico?"  (si  potrebbe  dire  di  un  medico  che 
immeritatamente gode di buona fama) 
      • domanda in tono di incredulitа o  di  risentimento  per  impedire  o 
disapprovare fatti o progetti dell'interlocutore o di  altri;  o  anche  per 
provocare  l'interlocutore  stesso:  Che  farebbe  tuo  fratello   stasera!? 
Uscirebbe?! (Come a dire: "Se ha  un'intenzione  del  gйnиre,  se  la  tolga 
dalla testa.") - Tu esporresti un tale  monumento  in  luogo  pubblico?  (l. 
Silone, Il segreto di Luca) - "Come sarebbe a dire?!" chiese il  commissario 
sbarrando gli occhi. (P. Chiara, I giovedi della signora Giulia'). 
      La stessa domanda al passato, puo anche servire a smentire un fatto  o 
a difendersi da qualche accusa: Anna: "E' stato Carlo a dire che  Luigi...." 
Carlo: Che cosa avrei detto io?". 
III. IL periodo IPOTETICO 
1.Le frasi ipotetiche 
Le frasi ipotetiche (cioи le proposizioni subordinate introdotte nella gran 
parte dei casi dall'operatore di subordinazione se) formano, insieme alle 
proposizioni sovraordinate da cui dipendono, frasi complesse 
tradizionalmente chiamate «periodi ipotetici», che noi chiameremo anche 
«costrutti condizionali». 
All'interno di un costrutto condizionale la proposizione subordinata viene 
chiamata «protasi», mentre la proposizione sovraordinata viene chiamata 
«apodosi»; prese singolarmente protasi ed apodosi possono essere frasi 
semplici, come in (1), oppure frasi complesse che contengono proposizioni 
coordinate, come in (2), o frasi complesse contenenti (almeno) una 
proposizione subordinata come in (3): 
(1)    Se partiamo abbastanza presto, non troveremo molto traffico. 
(2)    Se il treno non и in ritardo ed i vagoni non sono troppo affollati, 
faremo un viaggio comodo ed arriveremo in tempo per la partita. 
(3)    Se credi di essere troppo stanco per fare quel lavoro, sarа meglio 
affidarlo a qualche altro tuo collega. 
Inoltre l’apodosi di un costrutto condizionale non deve essere 
necessariamente una proposizione principale, ma puт essere a sua volta 
subordinata ad un'altra proposizione principale, come in (4):Mi hanno detto 
che dovrт fare un'ottima prova, se voglio veramente ottenere l'incarico. 
a)Semantica del costrutto condizionale 
Parlando di «periodo ipotetico» e «costruttto condizionale»  si identifica 
la costruzione in base alle sue caratteristiche funzionali: con la protasi 
si «ipotizza» una «condizione», soddisfatta la quale si ha come 
«conseguenza» quanto espresso dall'apodosi. Il costrutto esprime 
globalmente un'ipotesi  ed instaura fra il contenuto proposizionale della 
protasi (che simbolizzeremo con «p») e quello dell'apodosi (che 
simbolizzeremo con «q») un rapporto del tipo «condizione-conseguenza». 
Per esempio, con una frase come (1) si ipotizza che, soddisfatta la 
condizione di una partenza sufficientemente mattiniera (p), si avrа come 
conseguenza un viaggio tranquillo per la scarsitа di traffico (q): p e q 
non sono presentati sicuramente ed indipendentemente come veri, ma data la 
veritа di p deve seguirne la veritа di q. Questo aspetto del significato di 
un costrutto condizionale puт essere cosм riassunto: un costrutto 
condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi 
siano entrambi veri («se p, q» - «Pvero E qvero»). 
Nel caso in cui alla partenza mattiniera (p) faccia poi sйguito un viaggio 
clamorosamente ritardato dal traffico (non-q) la frase in (1) sarа 
considerata un «cattivo» consiglio, oppure una previsione «sbagliata»: un 
costrutto condizionale non prevede che il contenuto proposizionale della 
protasi sia vero e che quello della apodosi sia falso. 
Inoltre nella comunicazione quotidiana, ordinaria, l'enunciazione di una 
sequenza come (1) suggerisce all'interlocutore che una partenza ritardata 
(non-p) avrebbe come conseguenza l'incontro di un denso traffico (non-q). 
Questo suggerimento, esprimibile con (5), и una «inferenza sollecitata» (o 
«invitata») dal costrutto condizionale esemplificato in (1), e mostra un 
altro aspetto del significato di un periodo ipotetico, cosм riassumibile: 
un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di 
protasi ed apodosi siano entrambi falsi («se p, q» — «pFalso E q Falso»): 
(5) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico. 
Unendo quanto proposto finora, possiamo dire che un costrutto condizionale 
ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possano 
essere o entrambi veri, o entrambi falsi (grazie all'inferenza 
sollecitata). 
Questo significato, ottenuto per (1) combinando appunto (1) e (5), ovvero 
la sua inferenza sollecitata, corrisponde a quello espresso direttamente ed 
esplicitamente da un costrutto condizionale con la protasi introdotta 
dall'operatore di subordinazione solo se: 
(6) Solo se partiamo abbastanza presto non troveremo molto traffico. 
Un costrutto come (6), detto «bi-condizionale», ha un significato 
parafrasabile proprio con l'accostamento di (1) e di (7): 
(7) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico. 
La sinonimia tra i costrutti condizionali e quelli bicondizionali, e tra 
gli operatori di subordinazione se e solo se, и perт solo apparente: un 
costrutto bicondizionale, grazie alla presenza di solo se, ha sempre e per 
forza l'interpretazione ottenibile combinando insieme gli schemi presentati 
sopra, mentre un costrutto condizionale semplice puт avere sia 
l'interpretazione bicondizionale (grazie all'inferenza sollecitata) sia 
l'interpretazione piщ debole, priva dell'inferenza sollecitata. 
Per esempio, una sequenza come (8) presenta, tramite la coordinazione dei 
due infiniti, non una ma due condizioni, e puт essere parafrasata con un 
costrutto che abbia due protasi coordinate, una per ogni condizione, come 
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