e non и compatibile con avverbi temporali del tipo prima, dopo, non sempre,
la Luna gira intorno alla Terra, ma non sempre.
Nei proverbi e negli aforismi il presente vuole indicare appunto la perenne
validitа di quanto viene affermato:
chi dorme non piglia pesci; il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Il presente storico и un passato in forma di presente, и quasi un modo per
far rivivere il passato nel presente; serve a conferire maggiore efficacia
alla narrazione dei fatti, ad attualizzarli:
Leopardi nasce a Recanati nel 1798; Cesare da l'ordine di avanzare.
L'imperfetto Esprime la durata o la ripetizione nel passato:
la pioggia cadeva ininterrottamente da due giorni; venivano a trovarci
quasi tutte le settimane.
Dal punto di vista aspettuale l'imperfetto indica un'azione incompiuta nel
passato; per questo motivo, di norma, un verbo all'imperfetto non и
sufficiente a conferire alla frase senso compiuto. Se dico: ieri tornavo a
casa la frase rimane come sospesa e il mio interlocutore si aspetta
un'integrazione, per esempio: ieri tornavo a casa quando ho incontrato
Gianni.
Nelle narrazioni, l'imperfetto costituisce il tempo della descrizione per
eccellenza. Esso si presta infatti a rappresentare scene statiche, in cui
tutti gli elementi sono collocati sul medesimo piano temporale:
La stazione era deserta. Carla indossava un soprabito scuro. L'orologio
segnava le venti e trenta,
La stessa scena, resa con i verbi al passato remoto, da piuttosto l'idea di
un susseguirsi poco coerente di frasi:
La stazione fu desena. Carla indossт un soprabito scuro. L'orologio segnт
le venti e trenta.
Questa differenza и messa a frutto quando si esercita, a qualsiasi livello,
l'arte del raccontare: l'imperfetto descrive luoghi e personaggi o delinea
stati di cose, mentre i tempi perfettivi (il passato remoto o il presente
storico) sono necessari per dare il via alla storia, per riferire in modo
ordinato il susseguirsi degli avvenimenti. Lo si puт facilmente verificare
analizzando l'inizio di una fiaba:
C'era una volta a Palermo un certo Don Giovanni Misiranti, che a
mezzogiorno si sognava il pranzo e alla sera la cena, e di notte se li
sognava tutti e due. Un giorno, con la fame che gli allungava le budella,
uscм fuori porta. (da Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo
Calvino, Milano, A. Mondadori).
Quanto detto non vale nei casi in cui l'imperfetto assume valori aspettuali
proprм del passato remoto, come avviene con il cosiddetto imperfetto
narrativo, caratteristico, oltre che della lingua letteraria, dei resoconti
giornalistici:
Nel ribollire della disamistade cadevano le elezioni regionali del 51; i
candidati democristiani disertavano la piazza, la frequentavano invece i
comunisti (L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetrd);
allo scoccare della mezzanotte l'assassino entrava di soppiatto in casa
delle vittime;
al ventisettesimo minuto della ripresa il centravanti raccoglieva un abile
invito del numero 10 e metteva in rete.
Talvolta l'imperfetto puт assumere valori modali diversi da quelli propri
dell'indicativo. Si distingue in particolare:
1. un imperfetto ipotetico:
facevi meglio a stare zitto; potevano anche dircelo prima.
Quest'uso и comune soprattutto nel parlato; in una varietа piщ formale di
lingua troviamo invece il condizionale passato {facevi = avresti fatto;
potevano = avrebbero potuto);
2. un imperfetto irreale: si ha ogniqualvolta il tempo verbale serve a
sottolineare un distacco dalla realtа e la creazione di un universo
fittizio. И tipico delle narrazioni di sogni o della trama di un'opera
letteraria:
poi entravo in un'enorme sala a specchi: dopo alcuni secondi le pareti
iniziavano a muoversi verso di me...
e nel cosiddetto imperfetto Indico, comune nelle affabulazioni dei bambini:
Allora, facciamo che io ero il papa e tu la mamma;
3. un imperfetto attenuativo, a cui si ricorre in particolare con il verbo
volere e sinonimi, per conferire un tono di cortesia o di attenuazione del
valore iussivo di una richiesta; si immagini il seguente dialogo tra un
salumiere e una cliente, in cui chiaramente i due imperfetti non hanno
valore temporale:
- Cosa desiderava signora?
- Mah, volevo due etti di prosciutto.
Nel secondo caso l'imperfetto puт essere adeguatamente sostituito dal
condizionale presente.
Il passate prossimo. Questo tempo composto, formato dal presente di un
ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, esprime un
fatto compiuto nel passato, ma che ha una qualche relazione col presente, o
perchй l'evento descritto perdura nel presente:
due giorni fa ho preso una brutta influenza (e ancora ne soffro);o perchй
perdurano gli effetti dell'evento descritto:
Marco и nato il 21 settembre del 1943;
ho imparato l'inglese durante un soggiorno di studio negli Stati Uniti;
per quanto riguarda il primo esempio и significativo il fatto che si usi il
passato prossimo per indicare la nascita di un personaggio ancora vivente,
ma sia d'obbligo il passato remoto per indicare il dato biografico di un
defunto:
Manzoni nacque nel 1785.
Anche senza l'accompagnamento di avverbi o di locuzioni avverbiali, il
passato prossimo puт equivalere in qualche caso a un futuro anteriore,
presentando il fatto come compiuto nel futuro:
un ultimo sforzo e ho finito (= avrт finito).
II passato remoto. Indica un'azione conclusa nel passato, prescindendo dal
suo svolgimento e dai suoi eventuali rapporti col presente. Si noti la
differenza tra:
1. Mora via scrisse Gli indifferenti dal 1925 al 1928;
2. Moravia scriveva Gli indifferenti tra il 1925 e il 1928;
3. Moravia ha scritto Gli indifferenti.
Nella frase 1 il passato remoto scrisse mette in rilievo l'aprirsi e il
chiudersi dell'azione, il suo inizio e la sua fine. Nella frase 2
l'imperfetto scriveva sottolinea lo svolgimento dell'azione entro i limiti
temporali indicati. Nella frase 3 il passato prossimo ha scrмtto esprime
insieme la compiutezza dell'azione e la sua "attualitа": Moravia и autore
di questo libro, questo libro esiste, possiamo leggerlo.
Nella lingua contemporanea il passato remoto viene spesso sostituito dal
passato prossimo: l'anno scorso sono andato a Venezia. Particolarmente nel
parlato, il prevalere del passato prossimo rispetto al passato remoto si
giustifica con l'esigenza di avvicinare i fatti al momento della
narrazione, con ragioni cioи di immediatezza espressiva. Si noti che questo
uso del passato prossimo al posto del passato remoto, ora sempre piщ
generalizzato, и tipico dell'Italia settentrionale; nel meridione si
ricorre invece al passato remoto anche riferendosi a fatti avvenuti in un
tempo vicinissimo al presente: arrivai un quarto d'ora fa.
Il trapassato prossimo e il trapassato remoto. Il trapassato prossimo(o
piuccheperfetto), formato dall'imperfetto di un ausiliare (essere o avere)
e dal participio passato del verbo, indica un fatto del passato, anteriore
a un altro fatto pure del passato:
mi ero appena addormentato, quando bussarono alla porta.
Il trapassato prossimo puт assumere valori modali diversi da quelli propri
dell'indicativo:
1. trapassato prossimo ipotetico, usato colloquialmente nell'apodosi del
periodo ipotetico, in luogo del condizionale passato.
se non mi fossi ammalato a quest'ora avevo giа terminato gli esami;
2. trapassato prossimo attenuativo:
Buongiorno, ero venuto per chiederle una cortesia.
Questi valori modali, che ricalcano in parte quelli dell'imperfetto, sono
dovuti con ogni probabilitа all'influsso dell'ausiliare del trapassato
prossimo, coniugato all'imperfetto indicativo.
Il trapassato remoto, formato dal passato remoto di un ausiliare (essere o
avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto anteriore al
passato remoto. Il trapassato remoto ha un uso piщ limitato del trapassato
prossimo; infatti, mentre questo si puт incontrare sia nelle proposizioni
principali sia nelle proposizioni subordinate, il trapassato remoto oggi si
trova solo nelle proposizioni temporali introdotte da quando, dopo che, non
appena, appena (che):
non appena se ne fu andato, vennero a cercarlo.
II futuro semplice e il futuro anteriore. Il futuro semplice indica un
fatto che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:
arriverт domani; terminerт il lavoro entro una settimana.
Il futuro semplice puт assumere valore di imperativo:
farete esattamente come vi ho detto; imparerai questa poesia a memoria.
Il futuro anteriore, formato dal futuro semplice di un ausiliare (essere o
avere) e dal participio passato del verbo, indica un evento futuro,
anteriore a un altro pure del futuro; и quindi una sorta di "passato nel
futuro":
quando lo avrai visto, te ne renderai conto.
Sia il futuro semplice sia il futuro anteriore possono indicare un dubbio,
una supposizione o una deduzione del parlante:
hanno bussato alla porta, sarа Marco;
a occhio e croce questa pizza peserа due etti;
quando и iniziato lo spettacolo saranno state le nove;
in questo caso il futuro ha valore modale, non temporale, come si evince
dal fatto che i verbi degli esempi riportati non esprimono posterioritа.
Tempi del congiuntivo:
I tempi del congiuntivo sono quattro: presente, imperfetto, passato,
trapassato.
II congiuntivo viene usato soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In
quelle indipendenti - nelle quali il congiuntivo puт esprimere volontа,
dubbio, concessione - i due tempi semplici (presente e imperfetto) si usano
con riferimento al presente:
dica
pure cio che vuole
dicesse
I due tempi composti (passato e trapassato) si usano invece con riferimento
al passato:
sia
che gia partito?
fosse
Per la scelta del tempo nelle proposizioni dipendenti, si veda il capitolo
della sintassi.
Tempi del condizionale:
II condizionale ha due tempi: uno semplice, il presente, e uno composto, il
passato. Col presente si indica l'eventualitа nel presente, col passato
l'eventualitа nel passato:
vorrei
rivederti
avrei voluto
Tempi dell’imperativo:
L'imperativo ha due tempi, il presente e il futuro:
esci subito di quii; farai quello che dico io!
L'imperativo manca della prima persona singolare.
Tutte le voci dell'imperativo sia presente sia futuro coincidono con quelle
del presente e del futuro di altri modi; solo i verbi appartenenti alla
prima coniugazione hanno la seconda persona singolare dell'imperativo
presente che non puт essere confusa con la seconda persona di nessun altro
tempo: studia, mangia, parla.
Nella forma negativa, la seconda persona singolare dell'imperativo presente
si esprime con l'infinito presente preceduto dalla negazione non:
non cantare, non correre, non partire.
Tempi dell’infinito:
I tempi dell'infinito sono due: uno semplice, il presente (andare, vedere,
finire): e uno composto, il passato (essere andato, aver visto, aver
finito).
L'infinito si usa soprattutto in frasi subordinate: il presente indica un
rapporto di contemporaneitа o di posterioritа rispetto al tempo del verbo
della reggente; il passato indica un rapporto di anterioritа:
dice
di conoscerlo, di volerlo conoscere
diceva.
dice
di averlo conosciuto.
diceva
Preceduto dalla negazione non, l'infinito presente puт acquistare il valore
di imperativo:
non farlo!; non dire sciocchezzel; non ridere.
Ha lo stesso valore, anche senza la negazione, in avvisi, cartelli,
insegne:
tenere la destra; moderare la velocitа; gettare i rifiuti nel cestino.
Spesso l'infinito presente svolge la funzione di sostantivo:
tra il dire e il fare c'и di mezzo il mare
e si pensi a infiniti come dovere, piacere, avere, trasformatisi in
sostantivi forniti anche di plurale: il dovere/i doveri; il piacere/i
piaceri; l'avere/gli averi.
Tempi del participio:
II participio ha due tempi: il presente e il passato.
Come gli aggettivi in -e, il participio presente ha una forma per il
maschile e il femminile singolare {amante, vincente, partente) e una per il
maschile e il femminile plurale (amanti, vincenti, partenti). И usato
sempre piщ raramente nel suo valore verbale; participi quali ardente,
splendente, avvincente, arrogante, sorrмdente o quali studente, cantante,
insegnante, emigrante, dirigente sono oggi sentiti soltanto come aggettivi
e sostantivi.
Il participio passato si comporta come gli aggettivi in -o: lodato, lodata,
lodati, lodate. Si usa insieme con gli ausiliari essere e avere nelle forme
composte della coniugazione verbale: sono andato, hai visto, и preso.
Ha spesso funzione di aggettivo o di sostantivo:
uno stimato professionista, il candidato eletto; l'imputato, i vinti, uno
sconosciuto.
Ilparticipio passato ha valore attivo con i verbi intransitivi:
partiti di mattina, arrivarono a notte fonda (paniti = essendo partiti,
sebbene fossero partiti);
ha invece valore passivo con i verbi transitivi:
non mi piace la minestra riscaldata (riscaldata = che и stata riscaldata).
Tempi del gerundio:
II gerundio ha due tempi: il presente (cantando, leggendo, udendo) e il
passato (avendo cantato, avendo letto, avendo udito).
Il gerundio presente trova impiego in proposizioni subordinate, dette
appunto gerundive:
discutevamo camminando,
dove camminando и una gerundiva con valore temporale (= mentre
camminavamo).
Contribuisce a formare le perifrasi verbali andare + gerundio e stare +
gerundio, che esprimono un'azione progressiva e durativa, considerata cioи
nel suo progredire e nella sua durata:
il tempo va migliorando, sto studiando.
Molti gerundi presenti hanno subito un processo di nominalizzazione:
laureando, reverendo e, nel linguaggio musicale, crescendo, diminuendo.
Il gerundio passato non и molto usato; in genere viene sostituito con frasi
esplicite: si dice и stato promosso perchй ha studiato piuttosto che avendo
studiato и stato promosso.
II. L’uso del modo CONDIZIONALE
Il condizionale prйsenta l'azione o il modo di essere come eventuali-
ipotetici; e cioи come realizzabili, nel prйsente o nel passato, ma
subordinatamente a determinati condizioni o condizionamenti che possono
essere espressi o sottintesi. Tali condizioni o condizionamenti sono per lo
piu indipendenti dalla volontа di chi parla o scrive (ne sia o no egli il
soggetto grammaticale) e possono risultare: o giа ben definiti ed esistenti
o supponibili oppure suggeriti da opportunitа di adattamento
comportamentale a specifici aspetti situazionali. Sul genere di
potenzialitа di tali presupposti (sintatticamente: protasi), chi parla o
scrive valuta il grado di probabilitа di realizzazione dei fatti che ne
dovrebbero conseguire (sintatticamente: apodosi),e, nell'esprimerli,
mediante il condizionale manifesta (o tradisce) l'atteggiamento mentale o
psicologico del consapevole distacco o del sospeso possibilismo o della
cauta esitazione.
Per esemplificare: apodosi: Vorrei parlarle (protasi: se ha un po' di
tempo). - Ci verrei anchio (se non ti disturbo). - Fumerei volentieri
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